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CENNI SUL MONTE PELLEGRINO E IL SANTUARIO DI S. ROSALIA

ORIGINE DEL CULTO
(a cura di Girolamo Mazzola)

 

Il “caro” Monte Pellegrino è la montagna cui tutti i palermitani rivolgono lo sguardo affettuosamente ogni giorno, sospirato riferimento per i naviganti e gli emigranti che se ne allontanavano o tornavano da lontano, custode di segreti secolari, quasi nume tutelare che veglia dall’alto del suo massiccio sulla città; celebrato da Goethe e da tutti i viaggiatori che nel corso dei secoli sono passati per Palermo.

Montagna Sacra da sempre considerata punto focale del simbolismo religioso e della fusione di elementi mitologici culturali e dottrinari delle varie religioni che si sono alternate o sono coesistite nella città.

Monte Pellegrino, alto 609 metri, chiamato Ercte (pur con qualche riserva su questo nome), dai greci per la sua ripidezza, Gebel Grin (monte vicino) e poi Bulkrin (alterazione di Pulgrin), dagli arabi, e Mons Peregrinus, dai latini. Perché Peregrinus? È un vocabolo tratto dal latino classico, non solo nel significato di straniero ma anche e soprattutto di ostile, nemico, chiamato così dai romani che per ben tre anni furono costretti a combattere in zone avverse ed inaccessibili contro i cartaginesi che si erano accampati sulle sue balze.

Oggi i tamil, gruppo etnico di origine indiana, che salgono sul monte, al Santuario di S. Rosalia (429 m), lo considerano come il loro sito sacro nello Sri Lanka: il Kataragama.

CENNI SUL CULTO A S. ROSALIA SUL MONTE

A proposito di S. Rosalia è curiosità ricorrente chiedersi a quando risalgono i primi accenni del suo culto sul monte.

Proviamo prima a fare un breve excursus dei culti che vi si sono avvicendati. Occorre precisare che alcune montagne in genere e monte Pellegrino in particolare, nelle religioni pre-cristiane, erano considerate praticamente dei templi di pietra, i cosiddetti Kronion dal dio Kronos di origine cartaginese.

Per quel che riguarda il Pellegrino il monte è stato sede di un culto punico, probabilmente dedicato a Tanit, dea della fertilità, come dimostra la presenza di un’edicola a lei dedicata, trasformata successivamente in chiesa cristiana, all’interno dell’attuale grotta di S.Rosalia.

Tracce del culto cristiano sono riscontrabili a partire dal VII secolo (Cfr. P.Collura – Santa Rosalia nella Storia e nell’Arte, Flaccovio 1977, p.51) e i culti religiosi legati al Monte vengono, di volta in volta, assorbiti dall’ambito religioso cristiano-eremitico.

Giungiamo quindi alle attestazioni della presenza del culto della Santa.

A Palermo nel 1180, i Giurati della città fecero erigere una cappella sul Monte, dedicata a S. Rosalia, nei pressi dell’odierna grotta-santuario (Cfr. “Il Pitré” La Rosa e il Giglio di G.Di Giorgio p.11)  e ancora esistono …materiali documentarii che attestano il culto di S. Rosalia a Palermo a partire dal 1205… (Cfr. P.Collura, op.cit. pp.57-64).

Prova molto significativa, a tal riguardo, è il documento riguardante la decisione del Senato di Palermo del 1474, durante il corso di una forte pestilenza precedente a quella famosa del ritrovamento delle ossa del 1624, che propone di… restaurare la chiesa, ormai diruta, di S.Rosalia sul Monte Pellegrino… (Cfr. P.Cannizzaro, Religionis Christianae Panormi libri sex, ms. Qq E 36 c.201, Bibl. Com.le Palermo).

Si trattava, con tutta probabilità, del restauro della cappella risalente al 1180 di cui sopra.

Troviamo ulteriore conferma di quanto detto nei rilievi di V. Giustolisi (Topografia Storia e Archeologia di Monte Pellegrino, p.24 e ss., C.Doc. e Ric. Sic. Ant. “Paolo Orsi” Pa 1979), che precisa di aver trovato tracce architettoniche di una chiesetta con un antico culto della Madonna e …dell’esistenza nella grotta di un antico culto dell’acqua salutare che si personificava in origine in una ninfa, successivamente interpretata da una divinità ellenica molto simile all’Atena Kronia, da Tanit, da Iside, dalla Madonna e infine (appunto) da S.Rosalia…

Possiamo così affermare che anche se è dal 1625, anno dell’intervento miracoloso della Santa sulla peste e della sua nomina a Patrona della città, che la grotta, luogo del ritrovamento dei suoi resti, iniziò a subire le trasformazioni e abbellimenti che vediamo oggi (in particolare nel 1626), è pur vero che da più di quattro secoli prima esistono attestazioni della presenza del culto della Santa sul Monte Pellegrino.

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