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S. Rosalia
SANTA  ROSALIA
(Vita – Ritrovamento ossa – Guarigione dalla peste)
(di don Gaetano Ceravolo e Girolamo Mazzola*)
(Per chi utilizza queste informazioni chiediamo di indicare la fonte: http://www.santuariosantarosalia.it/santa-rosalia/in-breve/ )

 

IL SUO TEMPO

S. Rosalia visse a Palermo tra il 1130 ed il 1170 durante il Regno di Sicilia di Guglielmo I il Malo e, secondo la tradizione, fu damigella della moglie del re, la regina Margherita.

Periodo di intensa spiritualità cristiana caratterizzato, dopo l’interruzione della  dominazione araba, dal risveglio del monachesimo bizantino e occidentale accolto con entusiasmo dai re normanni.

In questo contesto Rosalia visse l’eremitaggio poiché la scelta di una vita solitaria in preghiera e contemplazione era l’espressione più alta della sensibilità religiosa di quel tempo.

LA VITA

 Non si ha nessuna notizia certa, dal punto di vista storico, sulla famiglia della Santa.

 La tradizione vuole che fosse figlia di nobili, discendenti da Carlo Magno, conorigine da Pipino re d’Italia, in avanti fino al conte Teodino, padre del conte Sinibaldo de’ Sinibaldi, genitore della Santa e sposo della nobildonna Maria Guiscardi.
 Alla sua famiglia viene concesso da Ruggero D’Altavilla un grande possedimento alla Quisquina e il monte delle Rose in contrada Realtavilla (AG).
 Padre Costantino Caetani, narra nel 1619 come Rosalia fosse stata damigella d’onore della regina Margherita, figlia del re di Navarra, moglie di Guglielmo I il Malo (1120/1166).
 Si narra che, intorno ai 13/15 anni, il padre, per obbedienza al sovrano, le chiede di sposare il conte Baldovino per ricompensarlo di aver salvato la vita al re. Ne ottiene un rifiuto e la manifestazione del desiderio di lei di darsi alla vita religiosa.

 Abbandona la casa paterna, accede all’ordine delle monache basiliane, sceglie la vita eremitica e vive, per circa 12 anni, presso una piccola cavità carsica che si trova ora incorporata nell’eremo a lei dedicato nel bosco della Quisquina, oltre Bivona, a mezza costa di un dirupo di circa 900 mt che domina la necropoli di Realtavilla (AG).

 Ad avvalorare questa tradizione esiste una scritta, trovata il 24 agosto 1624, sulla parete destra dell’ingresso della piccola grotta: “EGO ROSALIA SINIBALDI QUISQUINE ET ROSARUM DOMINI FILIA AMORE D/NI MEI JESU CRISTI IN HOC ANTRO HABITARI DECREVI”.
 Nella parte bassa della scritta, a sinistra, compare anche la cifra «12» che dovrebbe indicare gli anni in cui Rosalia visse in quel luogo.
 Abbandonata la grotta della Quisquina, Rosalia torna a Palermo e si sofferma per breve tempo nella casa paterna, nel quartiere Olivella.
 Successivamente si rifugia presso una grotta, ricca d’acqua, accanto ad un antico altare, prima pagano e poi dedicato alla Madonna, sul Montepellegrino da tempo immemore ritenuto un monte sacro.
 Qui Rosalia visse in eremitaggio per circa 8 anni, fino alla morte.
 Nell’intento quindi di perseguire il suo eremitaggio e la sua vocazione sale sul Montepellegrino, montagna sacra dei Palermitani, ove concluderà, dopo circa otto anni, la sua vita.

 Molto probabilmente Rosalia nell’ultimo periodo della sua vita (forse qualche mese) si fece murare all’interno della grotta, dove poi morì il 4 di settembre. *

* Data della morte:
  – giorno: è più che certo che sia pèroprio il 4 settembre
perchè è la data ricordata già dai primi anni dopo la sua morte;
– anno: nella lapide fuori dal Santuario di Montepellegrino
è scritto che morì 
nel 1160 ma da ricerche più recenti
sembra essere morta intorno al 
1170

LA RITROVAMENTO DELLE OSSA
(Dopo oltre 450 anni dalla morte)

7 maggio 1624

A Palermo era pervenuto un vascello i cui occupanti erano portatori del virus della peste e l’epidemia si era presto diffusa in città, causando migliaia di morti.

26 Maggio 1624

Girolama La Gattuta sale sul Montepellegrino il  26 Maggio 1624, giorno di Pentecoste, per adempiere ad un voto. Beve dell’acqua che gocciolava dalla roccia e, guarita, ha la visione della Vergine Maria e di S. Rosalia.

Le viene indicato un punto preciso in fondo alla grotta dove si sarebbe trovato “un tesoro”, “una Santa” e, insistendo per alcuni giorni con alcuni parenti e frati del convento vicino, ottiene di iniziare gli scavi.

15 luglio 1624

Nel luogo indicato, sotto una grande lastra di marmo, vengono ritrovate ossa umane che emanano un intenso profumo di fiori.

Sul monte salgono molte persone, pregano, bevono l’acqua e ottengono così molte guarigioni miracolose.

Le ossa vengono pulite e portate in città nella cappella dell’Arcivescovo Giannettino Doria che vorrebbe certezza sull’autenticità dei resti.

27 luglio 1624

Rosalia viene proclamata Patrona di Palermo dal Senato della città, spinto anche dal volere popolare.

 13 febbraio 1625

Il saponaro Vincenzo Bonelli*, disperato per aver perso la giovane moglie a causa della peste, si veste da cacciatore per sfuggire ai controlli imposti per motivi di sanità pubblica e, con il cane e il fucile, sale sul Montepellegrino con l’intenzione di suicidarsi gettandosi giù dalla cima.

Gli appare Rosalia col volto splendente “come un angelo” che ferma il gesto suicida, lo conduce verso la grotta e gli dice che:

  • deve comunicarsi e confessarsi;
  • deve riferire all’Arcivescovo Doria di non dubitare più dell’autenticità delle ossa trovate e di portarle in processione per la città, perché solo così sarebbe finita la peste;
  • sarebbe morto a breve dello stesso morbo (peste) della sua sposa;
  • la Madonna le aveva promesso che la peste sarebbe cessata al passaggio delle sue ossa in città al momento del canto del “Te Deum Laudamus”.

Il Bonelli viene colpito dal contagio, come la Santa gli aveva predetto, in punto di morte (18 febbraio 1625) racconta tutto al suo confessore chiedendogli di informare subito l’Arcivescovo della visione.

Il mattino del 18 febbraio i Bonelli muore subito dopo aver raccontato al suo confessore e anche ad altri due frati tutto ciò che gli era accaduto (visione di santa Rosalia) sul Montepellegrino.

(* Il Bonelli è conosciuto anche come il “cacciatore”).

22 febbraio 1625

Il Cardinale, colpito dal racconto di Vincenzo, dopo la sua morte, riconvoca la commissione dei teologi e dei medici.

Questi certificano che tra i reperti vi è un corpo “ingastato in densa pietra” ed una piccola testa, certamente di giovane donna.

Poiché si sapeva che l’unica donna vissuta sul monte era Rosalia, viene dichiarata l’autenticità dei resti trovati.

9 giugno 1625

Si svolge la processione delle ossa di S. Rosalia con la partecipazione di numerosissima gente.

Al passaggio delle ossa e precisamente al canto del “Te Deum Laudamus” gli ammalati  guariscono dalla peste sotto gli occhi di tutti e il contagio si arresta.

Gli scrivani del re annotano nei registri comunali il nome, l’età, il luogo della guarigione ed ogni dato di tutte le persone guarite.

3 settembre 1625

A poco più di un anno dal ritrovamento delle ossa, si ha l’estinzione completa dell’epidemia grazie alla miracolosa intercessione di S. Rosalia e viene ripresa la pubblica circolazione di “persone, animali e mercanzie”.

(* don Gaetano Ceravolo, studioso di S. Rosalia e del Santuario – Cell. 3398706117
 * Girolamo Mazzola: già bibliotecario e paleografo presso l’Archivio Storico comunale di Palermo e dal 2012 Archivista volontario al Santuario di S. Rosalia – Cell. 3396055890)

 

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