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Messaggio dell’Arcivescovo Corrado Lorefice per l’Avvento

“Il Tempo liturgico dell’Avvento sopraggiungere propizio, perché il nostro impegno pastorale e il nostro contributo alla costruzione della polis non diventi pretesa dell’uomo priva di attesa di Dio, pragmatismo sprovvisto di fede, di fiducia nell’Atteso. Il tempo dell’Avvento ci permette di rivitalizzare il desiderio del Signore, di essere trovati in lui, di rifondare in lui ogni nostra scelta”

Carissime Sorelle e Carissimi Fratelli,

torno ancora a rivolgermi a voi, alla diletta Chiesa palermitana che servo con amore sponsale e fraterno già da otto anni.

Sin dall’Assemblea Diocesana dell’ottobre scorso, abbiamo avuto modo di renderci conto di essere impegnati in un vero e proprio cantiere pastorale. Penso alla fase sapienziale del nostro Cammino sinodale per il discernimento comunitario orientato all’individuazione delle vie e dei mezzi per costruire una Chiesa più aderente al Vangelo; alla grazia dell’Anno Giubilare Rosaliano e del Trentesimo Anniversario dell’omicidio per mano mafiosa del Beato Giuseppe Puglisi, presbitero e martire.

Ricordiamo anche la decisiva scelta – da tempo ‘sinodalmente’ maturata e alla quale ci stiamo già gradualmente preparando –, dell’ispirazione catecumenale dell’Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, in un contesto di cambiamenti sociali, meno “sensibile alle voci dall’alto” (Giovanni XXIII), segnato dalla scristianizzazione e dal pluralismo culturale e religioso.

Inoltre, ci stiamo preparando alla 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024, sul tema “Al cuore della Democrazia, partecipare tra storia e futuro”, e all’Anno Santo 2025 che ha per tema “Pellegrini di speranza” perché, come ha sottolineato Papa Francesco, “ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto”.

Per non parlare delle sfide sociali poste alla nostra Chiesa in questo tempo e in questa area geografica che ci vede al centro del Mediterraneo, del Mare Nostrum, sempre più palcoscenico di crimini contro l’umanità e campo di crudeli guerre – come non manca di ricordarci il Santo Padre –, “non più culla della civiltà” ma “tomba della dignità umana”. Pensiamo al travaglio delle nostre città segnate da ataviche e inedite piaghe sociali, da vecchie e nuove povertà e dal rigurgito dell’illegalità e della violenza, specie sulle donne; alla sfida formativa delle nuove generazioni in questa epoca di trapasso antropologico e culturale, di raffreddamento della passione morale; al degrado e l’incuria ambientale che quest’anno ha segnato particolarmente la nostra Isola e le città della nostra provincia; alla necessità di  una democrazia partecipativa a fronte di una politica spesso retorica, autoreferenziale, litigiosa, autoritaria e dimentica degli alti principi ispirativi della Carta costituzionale.

Ma il Tempo liturgico dell’Avvento sopraggiungere propizio, perché il nostro impegno pastorale e il nostro contributo alla costruzione della polis non diventi pretesa dell’uomo priva di attesa di Dio, pragmatismo sprovvisto di fede, di fiducia nell’Atteso: Cristo, il Veniente. Mancanza di vigilanza alimentata dalle opere della carità e dell’amore fraterno e sororale; perdita della speranza che il Signore Gesù viene e viene presto.

Noi non riponiamo la nostra fiducia in quello che facciamo o che faremo. Noi tutto facciamo con impegno e senso di corresponsabilità, fino ad osare scelte inedite, cimentandoci con l’urgenza della conversione evangelica, mentale e pastorale, richiesta dallo Spirito e dai segni dei tempi, ma “come stranieri e pellegrini” (1Pt 2,11), nella leggerezza della vigilanza, personale e comunitaria, moderati e sobri, dediti alla preghiera (cfr 1Pt 4,7) e nel continuo annunzio della morte e della resurrezione del Signore Gesù, nell’attesa della sua venuta definitiva nella gloria (cfr 1Cor 11,26).

Il tempo dell’Avvento ci permette di rivitalizzare il desiderio del Signore, di essere trovati in lui, di rifondare in lui ogni nostra scelta. È tempo perché la Chiesa-sposa possa gridare allo Sposo-veniente: “di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz’acqua” (Sal 62,2). Egli viene per noi, che non vogliamo essere indaffarati organizzatori di attività pastorali privi dell’olio dell’amore di Dio e dei fratelli, della fonte ispiratrice di ogni agire ecclesiale (cfr Mt 25,1-13). Viene per le nostre comunità che non vogliono essere aziende di programmazione di iniziative religiose bensì luoghi di forti legami umani irrorati dallo Spirito-Amore, spazi vitali di fraternità continuamente rigenerata da Colui che tutti desiderano e invocano: “Marana tha: vieni, o Signore!” (1Cor 16,22).

Comunità che la venuta del Signore, attesa e alimentata dalla preghiera assidua – specialmente dalla fractio panis e dall’ascolto delle Scritture –, rende lievito di spazi esistenziali rigenerativi ed inclusivi, di corresponsabilità e di cura dei più piccoli, dei fragili e dei poveri. Esperte nell’attivare nelle nostre città processi di liberazione, di riconciliazione e di pace.

Carissime, Carissimi, faccio mio per voi il saluto dell’Apostolo: “La grazia del Signore Gesù sia con voi. Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù!” (1Cor 16,23-24).

Vergine Maria che hai atteso nel silenzio della fede operante l’irruzione della Parola eterna nel tuo grembo, sostieni la nostra preghiera: Marana tha: vieni, o Signore!

Buon cammino di Avvento.

Palermo, 3 Dicembre 2023

+ Corrado Lorefice Arcivescovo