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 RITROVAMENTO  DELLE  OSSA  (Dopo oltre 450 anni dalla morte)
(di don Gaetano Ceravolo e Girolamo Mazzola*)
(Per chi utilizza queste informazioni chiediamo di indicare la fonte: http://www.santuariosantarosalia.it/santa-rosalia/la-peste-a-palermo/ )

Metà dell’Ottobre del 1623.

Girolama La Gattuta, originaria di Ciminna (PA), si trova malata e in fin di vita nell’Ospedale Grande di Palermo.

Si rivolge a quella che lei credeva una suora infermiera per chiedere di bagnarle un po’ le labbra tanto era arsa dalla sete.

Appena la giovane monaca si avvicina le dice:

“Non dubitare che sei sana, fai voto di andare a Montepellegrino”.

Girolama capisce che era santa Rosalia.

Il terzo giorno è completamente guarita ma, tornata a casa, non adempie al voto.

 LA PESTE A PALERMO (ne scrive anche il Manzoni nel romanzo “I Promessi Sposi”)

 7 maggio 1624.

Arriva a Palermo, proveniente da Tunisi, il vascello della redenzione dei cattivi (riscatto dei cristiani prigionieri dei saraceni).

Il Vicerè Emanuele Filiberto, contro il parere generale per cui si sospettava che a bordo covasse la peste, ne permette l’attracco, “carico come era di mercanzie e ricchi doni a lui inviati dal Re di Tunisi” (cit. Eliana Calandra) e la successiva discesa degli occupanti.

La peste si diffonde in città, i morti sarebbero stati migliaia.

26 maggio 1624, Pentecoste (festa di Pasqua Rosata)

Girolama, che nel frattempo si era riammalata di febbre malarica, sale sul Montepellegrino insieme ad altre due donne per sciogliere il voto.

Beve dell’acqua che gocciolava dalla roccia, viene invasa da un senso di benessere, si sente subito guarita e si addormenta accanto all’ingresso della grotta.

Le appare in sogno una donna, col vestito azzurro, il mantello all’indietro, un bambino in braccio e una collana di coralli al collo.

Le dice: “Figlia, sei venuta ad adempiere il voto: sei sanata”.

Lei capisce che era la Vergine Maria.

Poi, sempre in sogno, vede in fondo alla grotta, una giovane che in ginocchio pregava vestita di arbraxo (stoffa di sacco vecchio).

La visione le indica un punto preciso dove scavare in fondo alla grotta, lì si sarebbe trovato “un tesoro”, “una Santa”.

Al risveglio va verso il fondo, vede una grande pietra e capisce che quello è il “posto” ove scavare.

I primi di giugno, sotto l’insistenza della donna, iniziano gli scavi.

Scavano nella grotta alcuni suoi parenti insieme a contadini del luogo e frati francescani di un convento adiacente alla grotta stessa.

24 giugno 1624

La città viene dichiarata infetta ed il Senato ordina che vengano segnalate alle autorità tutte le persone sbarcate dalla nave.

30 giugno 1624

Il Senato vieta ai cittadini di allontanarsi dalla città e dai suoi territori senza il “bollettino” (specie di lasciapassare che ne garantiva la buona salute), rilasciato dal Maestro notaio.

3 luglio 1624

Il Senato ordina la requisizione del borgo di S. Lucia e lo usa come lazzaretto per gli ammalati.

8 luglio 1624

Le case delle persone ammalate di peste vengono “sbarrate con delle travi di legno” per non far uscire nessuno e impedire il contagio.

 15 luglio 1624

Sul Montepellegrino nel luogo indicato da Girolama La Gattuta, sotto una grande lastra di marmo, vengono ritrovate ossa umane bianchissime, inserite in concrezioni calcaree.

Al momento della scoperta la grotta  è inondata da un forte profumo di fiori.

Si sparge la voce e sul monte sale una moltitudine di persone. Pregano, bevono l’acqua e avvengono molte guarigioni.

Le ossa vengono pulite e portate in città nella cappella dell’Arcivescovo Giannettino Doria che vorrebbe certezza sull’autenticità dei resti.

(* don Gaetano Ceravolo, studioso di S. Rosalia e del Santuario – Cell. 3398706117
 * Girolamo Mazzola: già bibliotecario e paleografo presso l’Archivio Storico comunale di Palermo e dal 2012 Archivista volontario al Santuario di S. Rosalia – Cell. 3396055890)

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